mercoledì 13 novembre 2013

Ancora sul collegamento "veloce"

Ritorniamo al tema del collagamento con Milano riportando la risposta del nostro presidente, Ettore Fittavolini, alla lettera di Emilio Bolzoni pubblicata su Libertà dell'8 novembre.
Non vorremmo essere noiosi, ma il tema ci sta particolarmente a cuore.





Egregio Direttore,
non me ne voglia, ma il titolo dell’articolo di stamattina con cui il dott,. Bolzoni illustra le presunte benemerenze del progetto del collegamento “ veloce “ Piacenza - Milano presenta un errore nel tempo del verbo.
Non “ sarà “ ma è possibile, e da decenni, vivere a Piacenza e lavorare o studiare a Milano.
Per il sottoscritto lo è da 32 anni, lo era per mio padre (adesso fortunatamente in pensione) e lo è, con molta ed altrettanta fatica, per le migliaia di pendolari che quotidianamente utilizzano il trasporto ferroviario.
Se invece vogliamo parlare del modo e dei tempi in cui questo servizio viene espletato, le pagine dei giornali sono piene da anni delle nostre e delle vostre esperienze di viaggio quando, come cronisti, anche voi avete vissuto e toccato con mano i ritardi, la sporcizia, le soppressioni, le carrozze chiuse, e tanto altro ancora.
E’ per contrastare questo schifo che la nostra associazione si batte da 20 anni, poco o per nulla supportata dalle istituzioni locali, che si ricordano della nostra esistenza solo quando dobbiamo pagare le tasse a Piacenza, pur producendo reddito altrove, oppure è tempo di elezioni. Allora diventiamo importanti, ed i nostri numeri, siamo migliaia, contano molto.
Basta leggere i volantini delle vuote promesse elettorali della precedente amministrazione, ma non solo, per rendersene conto.

Pur apprezzando lo spirito con il quale il dott. Bolzoni si muove, ricordiamo che, parafrasando, è sempre valido il vecchio detto per il quale “ le rotaie per l’inferno sono lastricate di buone intenzioni “ e con questa massima intendiamo confermare quanto a lui espresso a voce, confortati dalla lettura odierna che illustra, a grandi linee, l’iniziativa.
Innanzitutto un punto fermo, la lingua italiana.
Veloce e frequente sono due aggettivi diversi, non vogliono dire la stessa cosa. E soprattutto, la velocità e l’efficienza del servizio sono requisito primario e fondamentale !!!
Meglio arrivare a Milano in 20 minuti e tornare a casa con lo stesso tempo, o mettercene almeno il doppio, se non il triplo ???

I pendolari piacentini, ma non solo, hanno già un numero elevato di treni, soprattutto nelle fasce orarie di riferimento (6-9 e 17-20) che collegano nei due sensi con Milano e con le stazioni intermedie della tratta (una decina), purtroppo con tre diversi gestori :

Trenitalia nazionale - per Frecce Rosse, Bianche ed Intercity
Regione Emilia–Romagna – per Regionali e Regionali Veloci da e per Bologna/Parma (contratto di servizio ER erogato da consorzio Trenitalia-FER) che attestano su Milano Centrale
Regione Lombardia – per Regionali (i vecchi locali, per intenderci) da e per Milano (contratto di servizio Lombardia erogato da Trenord, società mista tra Regione Lombardia –ex Ferrovie Nord – e Trenitalia) che attestano su stazioni della cintura milanese (Greco, Sesto S. Giovanni, etc).

Il tutto con i tempi di percorrenza più variegati, e le più diverse tariffe per biglietti ed abbonamenti; queste ultime, e relative modalità di acquisto, studiate ad arte per fare perdere tempo e soldi ai viaggiatori.
Per inciso , ricordiamo che la distanza ferroviaria tra Piacenza e Milano è di km. 72, che si pagano tutti, indipendentemente dal fatto che si scenda prima sul percorso, a differenza di quanto succedeva una volta
(vale sempre il detto “ si stava meglio quando si stava peggio “).
Orbene, queste decine e decine di corse, transitano tutte sulla linea tradizionale, eccetto una, il Freccia Rossa delle 6,32 della mattina per Roma, che parte da Milano Centrale alle 5,50 e ci impiega, senza alcuna fermata intermedia, 42 minuti.
Questo treno percorre la linea tradizionale fino a Tavazzano, lì entra in linea AV, e vi transita fino al bivio di interconnessione appena prima di Piacenza, ove rientra in linea storica, che percorre fino a Bologna (con fermate intermedie a Parma, Reggio e Modena). A Bologna entra di nuovo in linea AV, e da li la percorre fino a Roma, fermando solo a Firenze. Naturalmente, pur espletando un servizio in linea mista, le tariffe sono AV, ci mancherebbe altro. Lo stesso percorso lo compie all’inverso il confratello della sera, e sono rimasti gli unici due collegamenti diretti tra Piacenza e la Capitale.
Per capire come siamo messi male, Piacenza interconnessa con l’AV, ed invece si sono inventati nel nulla, con un esborso milionario, la stazione mediopadana AV di Reggio Emilia: dove erano i politici piacentini nazionali e gli imprenditori quando fu decisa questa porcata, pagata tutta con i soldi delle nostre tasse ???

Non c’era bisogno di uno studio del Politecnico di Milano per analizzare questi ed altri ulteriori dettagli, posto che diversi ingegneri, che lì si sono laureati, sono pendolari e soci della nostra Associazione, né tantomeno conoscere numeri che sono noti ai più, fatto salvo quello di coloro i quali lavorano a Milano e ci vanno in macchina, secondo noi non costretti dalle carenze ferroviarie, ma dal fatto che se la sede dell’IBM o della Mondadori sono a Segrate, e tu lavori lì, devi usare per forza l’automobile.
Solo un masochista , ad esempio, lavorando in centro a Milano, ci andrebbe in macchina, a meno di averla aziendale, con benzina ed autostrada pagate, a norma Ecopass e con garage sotto l’ufficio.
In questo caso, probabilmente, stiamo parlando di un amministratore delegato, e non dei peones della rotaia, cui ci onoriamo di appartenere .

Acclarato quanto sopra, parlare di 37 minuti come tempo di percorrenza tra Piacenza (con fermate a Codogno, Casalpusterlengo e Lodi - ovvio che Trenord lo faccia, è azienda lombarda per i lombardi) e Milano Rogoredo, allo stadio attuale, e soprattutto con un occhio al futuro, sulla linea “ storica “ è utopia ferroviaria.

Non so con quali tecnici delle Ferrovie si sia parlato; se sono quei direttori regionali di Trenitalia o di RFI che si sono presentati a Piacenza alle riunioni in Provincia cui eravamo presenti, che Dio ce ne scampi e liberi ! . Fossero stati nell’azienda del dott, Bolzoni, od in quella per la quale lavoro io, entrambe private, li avrebbero ridotti al silenzio e licenziati in tronco per manifesta ignoranza.

Ad oggi, oltre al Freccia Rossa di cui sopra, che è il treno più veloce sulla tratta, da orario ufficiale ferroviario, i Freccia Bianca, senza fermate intermedie, arrivano a Milano Centrale in 45 minuti, i Regionali Veloci tra Piacenza e Milano (con la sola fermata intermedia di Lodi) ce ne mettono 42 per arrivare a Milano Rogoredo, 52 per Milano Centrale.
Quasi nessuno di questi treni, monitoriamo 180 corse al giorno da anni, dati ufficiali del sito “ Viaggiatreno “ delle FS, è mai in orario, men che meno in anticipo.

Considerando che sulla linea tradizionale transitano anche i convogli della Milano- Mantova, la linea di Pavia che arriva a Casalpusterlengo, nonché ovviamente i convogli della Suburbana S6 Saronno – Lodi, il tutto in carico a Trenord, non si capisce dove dovrebbero essere piazzate 33 ( !) nuove corse, con nuovi treni oltretutto, sulla fantomatica nuova linea S14 (dove arriverebbe ? nel nulla di una stazione dell’Expo 2015 che non c’è ?). Fatte salve, ovviamente, le specifiche tecniche delle velocità massime dei locomotori, della linea, tempi e distanze tra i convogli, segnalamenti, etc.etc.

Qualcuno è stato irretito dal miraggio delle dichiarazioni roboanti (di prodiana memoria, “ 1000 nuovi treni per i pendolari “ ) dei giorni scorsi, di 62 (!) nuovi treni, come se si potessero prendere in una concessionaria pronti all’uso, e mettere in esercizio il giorno dopo l’acquisto. Posto che in Lombardia stanno ancora aspettando l’infornata precedente, ci vogliono anni per una commessa del genere, tutte le tratte lombarde (Pavia, Brescia, Mantova, etc.) li aspettano da una vita, ed andrebbero soprattutto a rimpiazzare materiale vetusto in circolazione dagli anni 70, quale quello che circola, ad esempio, giornalmente tra Piacenza e Milano (tutta roba di Trenord !) . Tralasciamo il fatto che anche in questo caso, gli ultimi e non consultati, sono gli utilizzatori quotidiani, ovvero i pendolari che viaggiano su materiale ergonomicamente inidoneo all’uso (provare un Vivalto per credere, alla faccia della 626 !)

Se vogliamo poi parlare del passante ferroviario, ciclopica opera i cui lavori sono durati oltre trent’anni (una Salerno-Reggio Calabria nel ventre di Milano..) , in gestione mista di rete, con stazioni così lunghe che ci metti più tempo ad uscire a piedi che ad arrivarci in treno, è certamente utile per chi si deve muovere sulle stazioni servite dallo stesso, ove interconnesse con la rete della metropolitana MM, Garibaldi e Repubblica ( 2 stazioni, non 10) , o perché l’ATM lì non arriva (raro, a Milano) , ma non certamente per chi lavora in zona Stazione Centrale, a Duomo, deve andare in Fiera a Rho, oppure studia al Politecnico (che è a Lambrate ! ), alla Bocconi od alla Statale.
Lì ci pensa la MM, che per fortuna a Milano funziona, e funzionerà ancora meglio con il completamento della linea 5 verso San Siro. E quindi, basta scendere dal treno a Milano Rogoredo, per andare ovunque a Milano con i mezzi pubblici, e più alla svelta del treno. Provare per credere: se perdo un treno in Centrale, vado in metrò fino a Rogoredo e lo prendo lì.
Ricordiamo che a Milano Rogoredo fermano già i Freccia Rossa di Trenitalia e gli Italo di NTV.
Cosa che il nostro progetto di utilizzo della linea AV (“ a Milano in 20 minuti, si può “ ) sempre valido, premiato e pubblicato dal Ministero delle Infrastrutture tra le “ 300 idee per lo sviluppo del Paese “ prevede. Oltre ovviamente alla fermata di Milano Lambrate.
Pensavamo che la bontà del progetto, questo ulteriore attestato di benemerenza, avervelo spiegato o quantomeno chiedervi di leggerlo in dettaglio, bastasse per potere spingere a “ fare squadra “ tra istituzioni e privati, e finalmente prendere possesso di una infrastruttura, la linea ad Alta Velocità, che ha provocato sfasci ambientali di cui il nostro territorio porterà per sempre ferite non rimarginabili, ma che non ha portato nessuna utilità, in cambio.
Il protocollo d’intesa che ne prevedeva l’utilizzo, controfirmato dalle istituzioni locali e dalle Ferrovie del tempo, giace tuttora lettera morta, e sembra dia fastidio ricordarlo.
Eppure stiamo parlando di un’opera dai costi faraonici (oltre 70 milioni di Euro al km, il triplo della media europea) che rimane sottoutilizzata, ove non transiteranno mai le merci per vincoli di sicurezza e di velocità massime consentite per il trasporto delle stesse, alla faccia dell’Alta Capacità.
Che non è l’orticello privato del Moretti di turno, ma opera di proprietà dello Stato Italiano, pagata tutta con il soldi delle nostre tasse, anche quelle piacentine.

Invece, a quanto pare le sirene della commistione politica, che non poteva mancare in questa sbandierata ed epocale campagna pubblicitaria che si chiama Expo 2015, hanno colpito ancora una volta.
Che poi non ci si venga a dire “ ma i pendolari l’avevano detto “, è una triste litania che già troppe volte abbiamo sentito.
Grazie per l’attenzione.
Ettore Fittavolini

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